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al testo di cristina bizzarri
Le scarpette di Aylan
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Ho pianto per quelle scarpette che non hanno mai camminato né saltellato ma sono rimaste lì ferme a oscillare sulle onde ancora per un poco a galleggiare. Forse erano nuove, comprate col cuore in gola dai genitori per quando lo avrebbero finalmente appoggiato sulla sabbia di una riva più buona - e tenendolo sotto le tenere ascelle lo avrebbero fatto dondolare canticchiandogli sul collo amorevolmente: Aylan! Aylan! Eccoci qua! prima di stendersi per terra con gli altri ad aspettare. E lui si sarebbe divincolato ridendo anche se semiaddormentato e si sarebbe subito messo a correre tra le risate stanche ma felici di tutta la gente attorno. E nessuno avrebbe saputo dello sbarco di Aylan. Invece le ho viste penzolare tra le braccia di un uomo triste e coraggioso quelle scarpette che dondolano davanti a tutti gli occhi senza più Aylan. E io che vivo tra i muri tranquilli di un brutto ma comodo palazzo vicino al mare mi chiedo di te piccolo Aylan, delle tue scarpette che non metterai mai più - mai più - e non so pregare.
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Cristina Bizzarri
- 11/09/2015 10:15:00
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Grazie Klara, grazie Fiammetta.
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Fiammetta Lucattini
- 11/09/2015 09:20:00
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La tragedia ha condannato Aylan alla memoria, ma se fosse sopravvissuto la speranza avrebbe potuto essere il suo pane quotidiano. Si rimane attoniti e tu hai saputo esprimere questo doppio binario. Grazie. Un caro saluto.
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Klara Rubino
- 11/09/2015 01:04:00
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Se non sai pregare, Cristina, sai però piangere e immaginare. .immedesimarti, provare empatia per questo grave lutto, tanto da restarne sgomenta e da scrivere una così bella, intensa poesia. È una personale forma di preghiera questa tua, secondo me. Ti faccio i miei sinceri complimenti per la tua bravura e per la tua sensibilità.
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Cristina Bizzarri
- 11/09/2015 00:30:00
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Credo che sia come dici Giuliana. Forse già il desiderio di pregare è, almeno in parte, preghiera, come mi diceva una trentina di anni fa Sergio Quinzio che ero andata a trovare un giorno in una sorta di mio personale pellegrinaggio a Isola del Piano ...
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Giuliana Campisi
- 10/09/2015 22:23:00
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Nessuno riesce piu a pregare.
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Cristina Bizzarri
- 10/09/2015 08:49:00
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Sara, Nando, grazie delle vostre riflessioni. Nando, è toccante quello che scrivi e molto profondo, oltre che bello. Vedi, ecco la "vaniloquenza" cui accennavi; parlare di bellezza in questo contesto è stupido, fuori luogo, vero? Eppure la bellezza delle parole si confonde con la loro pregnanza e intensità. Mi ricordo che quando mia madre era in dialisi, anche nei momenti in cui stava molto male e io ero spaventata e addolorata, non potevo non provare piacere e un senso di benessere quando, uscendo dal reparto dialisi, guardavo il giallo dei fiori in un cespuglio appena fuori. Ecco, questo per dire che siamo un aggregato di particelle, di miriadi di sensazioni che convivono e ci fanno a volte da scudo alla follia, o allo sprofondare nella disperazione. La commozione e lo sgomento di fronte allorrore della morte di Aylan sono reali come reale è, contemporaneamente, la voglia di vivere e di essere possibilmente felici. Almeno così è per me. In questo caleidoscopio di emozioni e di pensieri che ci "bombardano" quotidianamente, dovè il senso, il perché? Io, lo sai, propendo per una realtà che oltrepassa e comprende anche la nostra, e credo valga la pena di scommetterci. Anche se non riesco a darle una connotazione precisa nel senso di religione. Ma, a volte, ho nostalgia di una chiesa, di un luogo concreto entro i cui muri sostare. E pregare. Qualche rara volta lo faccio. Lho fatta lunga, ma il piccolo Aylan è allorigine di queste divagazioni che condivido volentieri con voi e con chiunque abbia la pazienza di leggere. Anche in nome di una speranza. Buona giornata!
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Lig E. Norant
- 10/09/2015 00:19:00
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La chiusa è il crinale dellabisso, per questo prima di azzardarvi i passi, occorre sperimentare quella impotenza, occorre prima decidere: è la preghiera unopera fattiva oppure è soltanto il panegirico di se stessi? Nel rischio che ci pone la fede, ancor prima di ogni credo religioso, si spalanca sotto i nostri occhi labisso del Nulla; dove precipiterà la nostra vaniloquenza se non radicata sulla rocciosità dellOltre il visibile, misura di tutte le cose e ridimensionamento delle nostre ombre predatorie. La chiusa, Cristina, riparto dalla chiusa per la sua forza profetica e rivoluzionaria: o il mutismo disperante di un deserto di oranti oppure lutopia della parola, ancora capace di attualizzare la Parola-Preghiera.
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Sara Cristofori
- 09/09/2015 07:54:00
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hai evocato tutto il dolore di questa massa umana in fuga dal loro orrore per venire a morire in questa fasulla terra promessa...
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